Innovation from Italy: intervista a MyLab3D

Innovation from Italy:  intervista a MyLab3D
02.04.2020- Prime News - Traduzione in Italiano.
Versione originale:
https://primenews.ch/articles/2020/04/mit-3d-druckern-gegen-das-coronavirus
Stampanti 3D contro il Coronavirus 
Le mascherine protettive scarseggiano ovunque.
Da settimane, le farmacie segnalano difficoltà nel procurarsi mascherine. Anche rispetto ai nostri vicini europei, la situazione crea tensioni: Germania e Francia hanno bloccato le forniture alla Svizzera. 

In breve: è attualmente difficile ottenere il prodotto desiderato. Due inventori del Canton Basilea vogliono trovare una soluzione. Invece di affidarsi a costose macchine industriali, Sebastian Godenzi e Adrian Hess utilizzano stampanti 3D. 
Con questa tecnologia hanno molta esperienza: i due fratelli hanno avviato circa due anni fa il progetto "PrintYourLight", che riguarda lo sviluppo di lampade stampate in 3D (Prime News ne ha parlato). 

Ora vogliono fare qualcosa per la società con le loro stampanti – non si aspettano di guadagnare vendendo le mascherine. 

100 mascherine in cinque giorni 

Li raggiungiamo via Skype nel loro ufficio a casa. "Vogliamo dare un piccolo contributo nella lotta contro il Coronavirus. Se grazie alle nostre mascherine anche una sola persona non viene contagiata, abbiamo già raggiunto il nostro obiettivo", spiega Sebastian Godenzi. Di professione è "Location Manager" presso l'azienda "Flex-Office". I fratelli potrebbero iniziare subito la produzione. "Non appena riceveremo un ordine definitivo, partiremo", dice Adrian Hess, che dopo la formazione come meccanico d'auto ha svolto vari lavori – come consulente clienti, capo officina, informatico e giardiniere.Prevede di poter produrre 100 mascherine in cinque giorni. "Non è molto, ma è un inizio", dice il 38enne.Ma a chi verranno vendute le mascherine? "Il nostro target sono in pratica tutti coloro che vogliono proteggere le persone a rischio. Attualmente distribuiamo le mascherine nel nostro ambiente", dice Godenzi. I fratelli hanno anche avviato contatti con un'azienda del settore assistenziale 
Vendita al prezzo di costo I fratelli non vogliono guadagnare dalle mascherine. "Le venderemo al prezzo di costo di circa 10 franchi", dice Hess. A parte tre componenti, la mascherina è completamente stampata in 3D. "Un elastico e una banda di tenuta li acquistiamo online", dice il 35enne Godenzi. Anche la parte fondamentale della mascherina non può essere stampata: come filtro, i fratelli utilizzano un piccolo pezzo rotondo ricavato da una mascherina chirurgica o da un fazzoletto di carta, spiega Godenzi. Si tratta di bloccare le infezioni da goccioline. La mascherina è pensata per proteggere gli altri, sottolinea Godenzi, non ha la pretesa di proteggere chi la indossa, ma il suo ambiente.
Le mascherine – escludendo bande e filtro – sono fatte di acido polilattico, un materiale biodegradabile. 

Innovazione dall'Italia

Godenzi, padre di due figli, ci tiene a precisare che l'ideatore è Damiano Primiceri, uno sviluppatore 3D di Roma. Ha sviluppato il file 3D – una sorta di manuale per la mascherina. "Noi riproduciamo semplicemente il file che Damiano ha messo gratuitamente online qualche giorno fa", dice Godenzi. Contattato, il designer romano ci spiega le sue motivazioni via Whatsapp: "Il mio obiettivo era che chiunque nel mondo potesse stampare la mascherina a casa – con la propria stampante 3D e gratuitamente", dice Primiceri. 
L'idea è venuta al 29enne laureato in architettura una sera, guardando le notizie sul Coronavirus in TV. "Mi sono reso conto che praticamente non ci sono più mascherine. Così ho preso il computer e in meno di due ore avevo già sviluppato il primo prototipo", dice Primiceri. Dopo due giorni di lavoro, ha messo online il file 3D. In meno di 24 ore il file era stato scaricato più di 3.000 volte in tutto il mondo. 
Produzione decentrata "Qui si vede la genialità della tecnologia di stampa 3D", spiega Hess, "il prodotto può essere progettato ovunque nel mondo e poi realizzato esattamente dove serve". La produzione decentrata elimina costi di spedizione e dogana. "In tempi di Coronavirus, con le frontiere chiuse e l'esportazione di materiale medico bloccata dagli stati europei nonostante il decreto UE, è un enorme vantaggio", dice Hess. 

"Siamo in stretto contatto con la comunità di stampanti 3D e abbiamo scoperto Damiano e il suo file per le mascherine su Instagram", dice Godenzi. Poiché attualmente non possono produrre lampade per il loro progetto originale 'PrintYourLight' – un primo tentativo di certificazione è fallito – il file 3D del designer italiano è arrivato al momento giusto. "Consideriamo la battuta d'arresto con 'PrintYourLight' come un'opportunità. Ora abbiamo un po' di tempo per ripensare al nostro design delle lampade e possiamo utilizzare le nostre stampanti inattive per qualcosa di utile", dice Hess. Mascherine di emergenza Ma come garantire che le mascherine stampate siano funzionali? "Le nostre mascherine non sono certificate né testate e lo comunichiamo chiaramente", dice Godenzi. Il prodotto è piuttosto una soluzione di emergenza. "Vogliamo intervenire finché la domanda di mascherine non sarà soddisfatta dalla produzione convenzionale", dice Godenzi. A partire da metà aprile, secondo i media, questa produzione dovrebbe essere garantita, poiché il governo federale e il consiglio cantonale di Zurigo hanno acquistato in Cina due macchine per la produzione di mascherine protettive per 750.000 franchi ciascuna. Entro Pasqua queste macchine dovrebbero essere in grado di produrre 64.000 mascherine al giorno.
Con questa velocità di produzione, i fratelli non possono competere. Ma in Svizzera ci sono già migliaia di stampanti 3D, dice Sebastian Godenzi. "Al momento abbiamo un numero limitato di stampanti, ma ci sono intere fattorie di stampanti con circa 200 dispositivi". Già oggi le stampanti 3D rappresentano la capacità produttiva più alta al mondo, secondo i due inventori. Il più grande vantaggio di questa tecnologia è però la sua flessibilità. "Che produciamo lampade o mascherine non fa alcuna differenza", dice Hess.

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